“I VICERÉ”
di Lucia Nardi e Annalisa Scafi
liberamente tratto da I Viceré di Federico De Roberto
regia di Piera Degli Esposti
prima italiana
con Piera Degli Esposti
e in ordine alfabetico
Giuseppe Alagna, Roberto Azzurro, Cristina Borgogni, Giovannella De Luca, Martino Duane, Claudio Giannetto, Stefano Lescovelli, Evelina, Menhnagi, P
ier
o Nicosia, Mario Palmieri, Elisabetta Pedrazzi, Riccardo Polizzy Carbonelli, Giorgio Podo, Marilù Prati
elementi scenici di Marilù Eustachio
luci di Vincenzo Lazzaro
assistente alla regia Emiliano Raya
prodotto da Carmen Pignataro, Annalisa Scafi, Piero Nicosia
Il romanzo-denuncia della collusione tra il potere e
la mafia di ieri e di oggi
“Io mi ricordo che quando lo zio duca fu eletto
deputato, mio padre mi disse: ‘Vedi? Quando c’erano i Viceré gli Uzeda erano Viceré, ora che abbiamo i deputati, lo zio siede in Parlamento”.
La storia è una monotona ripetizione. Le condizioni esteriori mutano; certo tra la Sicilia di prima del sessanta, ancora quasi feudale, e questa d’oggi pare ci sia un abisso; ma la differenza è tutta esteriore! Il primo eletto col suffragio quasi universale: non è né un popolano, né un borghese, né un democartico; sono io, perché mi chiamo principe di Francalanza!…
Con queste parole di Consalvo Uzeda, de Roberto conclude il suo romanzo i Viceré. Un quarto di secolo di storia italiana fra il 1850 e il 1880 è straordinariamente raccontato e illuminato dalle vicende degli Uzeda-Francalanza: “quella vecchia razza spagnola, dei viceré, che hanno spogliato la Sicilia”.
De Roberto si accanisce contro gli Uzeda, li perseguita, li spia: avari, fatui, feroci, maniaci, vili, bugiardi e prepotenti. Il lungo, feroce atto di accusa fa passare drammaticamente davanti a noi gli uomini, il loro ambiente, le miserie, gli inganni e le violenze nascosti dietro la retorica ufficiale, l’oleografia e la manipolazione ideologica del Risorgimento. “Ma il mutamento è più di nome che di fatto, più apparente che reale”.
La messa in scena dei Viceré fa parte del Progetto Sicilia che analizza il fenomeno mafia nella sua accezione mitica con il Beati Paoli, storica e letteraria con I Viceré, fino ai grandi processi: I frati di Mazzarino e il Processo Andreotti.
I Beati Paoli, la setta segreta che nel ‘700 amministra la giustizia secondo il codice d’onore e contro le dominazioni straniere, sono i naturali nemici dei Viceré che alla fine dell’800, senatori del nuovo Regno d’Italia, riannodano le maglie dell’antico potere che si annuncia più forte ancora del passato. Questa antica discordia è diventata oggi guerra aperta come testimoniano i processi dei frati di Mazzarino e di Andreotti, svelando ulteriori aspetti inquietanti come la collusione tra il potere e la mafia.
La trama
Scritto nel 1894 I viceré narra la storia della nobile famiglia siciliana degli Uzeda nell’arco di tempo che va dai primi moti dell’isola alle elezioni del 1882. Gli Uzeda sono dilaniati da accaniti contrasti d’interesse che oppongono il principe Giacomo, duro e avido, al dissoluto conte Raimondo, il cinico e corrotto Don Blasco al nipote Ludovico e alla sorella donna Ferdinanda. Questi contrasti hanno per cornice i grandi avvenimenti dell’unità d’Italia: alle beghe di fratelli e parenti si aggiunge la lotta che tutti insieme sostengono per conservare gli antichi privilegi. Così Don Blasco è pronto ad approfittare della soppressione dei conventi per acquistare i beni degli ordini ecclesiastici; il vecchio don Gaspare non esita a fingere simpatie liberali, riuscendo a farsi eleggere deputato; Consalvo l’ultimo degli Uzeda, si mescola a faccendieri e corruttori pur di farsi eleggere a sua volta. Il naufragio degli ideali della borghesia liberale è tipizzato dalla figura di Giuliente, giovane patriota, che nonostante il matrimonio con una Uzeda, non ottiene la sperata promozione sociale e risulta sconfitto alle elezioni politiche.